Qualche giorno fa, il giorno del mio compleanno, mi hanno chiesto di andare a trovare un gruppo di liceali per raccontare loro qualcosa della mia attività legata alla moda. Quando si tratta di ragazzi, non dico mai di no. E come capita spesso, il bilancio alla fine di questi incontri è sempre ricchissimo per me. Questa volta, in particolare, ho ricevuto quello che, a qualche giorno di distanza, posso considerare come un regalo speciale per il mio compleanno: un incontro fuori dal comune. Al termine della serata, infatti, mi consegnano un libro che mi riprometto di leggere con calma non appena il tempo me lo consente. Passa una settimana e il libro rimane ancora sul comodino, in attesa di essere sfogliato. Nel frattempo, con alcuni di voi oranti, ci troviamo via Skype per pregare insieme e riflettere su come renderci ‘apostoli della speranza’, di questi tempi e secondo la chiamata di quest’anno. Il tema del meeting virtuale è come essere presenti e vicini a chi è così tanto disperato, per la mancanza di lavoro, da volersi togliere la vita. Su tutti, è il caso di Michele, il giovane precario di Udine, suicidatosi a fine Gennaio, quello che ci interroga e ci lacera il cuore. Ci lasciamo con l’impegno di darci da fare per intercettare, quanto più possibile, il grido di disperazione di tanti che, magari come successo a Michele, non trovano anche solo chi li possa accogliere nel loro dolore ed ascoltare e sostenere. Non vi nascondo che, in me, continua a rimanere un forte senso di impotenza sottotraccia… Passa qualche giorno ancora e riesco, finalmente, ad arrivare all’appuntamento in sospeso con il libro. Lo comincio, lo sfoglio ed ecco l’incontro speciale. Si chiama Michele Peyron, don Michele Peyron, ed è l’incontro che mi serve… Don Michele passa alla storia per aver fondato, nel 1941, la Turris Eburnea (http://www.turriseburnea.it) ma è la sua storia come ‘cappellano della Volante Benefica per i tentati suicidi’ che mi lascia senza parole. Don Michele usava le antenne, di cui lo Spirito lo aveva attrezzato, per intercettare chi voleva suicidarsi e precipitarsi, di conseguenza, in loro soccorso. “Questo apostolato mi ha tolto parecchi anni della mia vita”, disse un giorno. Ma era solito dire anche questo “A quel tale io ho saputo dire poco e male, ora lo dico anche a Te. Così la pratica è bloccata”. Sapete a chi si riferiva? Alla Madonna. “Quando uno mette nelle mani della Madonna una pratica, la pratica è bloccata e non capita niente”. E’ questo il messaggio che ci serve, come apostoli della speranza, oranti cari: avere questa profonda certezza di poter mettere in mani sicure chi avviciniamo. Noi dobbiamo fare bene le volanti per arrivare per tempo. Poi è a Lei che dobbiamo affidare la storia che incontriamo. Ecco, don Michele, grazie per essere venuto in soccorso del mio senso di impotenza di fronte al dolore che ho provato – e come me, tanti – nel leggere le parole del giovane Michele… Gli è mancata una ‘volante benefica’, a quel ragazzo che si chiamava come te. Ma, da quello che posso leggere dai fatti, don Michele, una cosa mi sembra di capirla: nell’essere stati chiamati ad essere ‘apostoli della speranza’ quest’anno, noi oranti possiamo svolgere il compito di ‘volanti benefiche’ sul territorio in cui viviamo ed operiamo, per intercettare, come facevi tu, chi è a un passo dal farla finita e passare la ‘pratica’ alla Madonna che è incredibile punto di convergenza di questo nostro straordinario incontro. E poi, prima di chiudere questo post, don Michele, una preghiera: quello che non siamo stati in grado di fare noi qui per il caro Michele, fallo tu lì. Sii la sua volante speciale, accoglilo ed accompagnalo perché trovi, almeno lì, la consolazione dell’Amore che tutto può.
2 Commenti
LORELLA ZAFFANI
Grazie Maria Chiara per questa tua testimonianza.
6 March 2017Questa 'chiave' non solo ci facilità la lettura del nostro cammino di 'apostoli della speranza' , ma ci dona anche la forza di affidarci sempre di più a Maria perché alla fine noi siamo solo suoi strumenti. Questo messaggio che ci arriva sempre più chiaro e forte, sia davvero l'unica nostra motivazione.
Aurora
Si Mariachiara è una grande responsabilità lavorare per Maria o forse lo possiamo definire un onore o più semplicemente un dovere.Comunque sia la posta in gioco è così importante che oltre che ringraziarLa per essersi fidata di noi di essere suoi strumenti La dobbiamo pregare di renderci così umili da accettare di fare la nostra parte fidandoci di Lei e del Suo progetto. Accorriamo dove vorrà inviarci volando sospinte dal Suo aiuto ed incoraggiamento.
7 March 2017