Una volta al mese, c’è un appuntamento importante in agenda: la pillola orante, una pillola che deve servire ad accompagnare, per un mese, tutti noi, sparsi per l’Italia, in tante situazioni diverse, con tanti desideri e bisogni (a volte tanto tanto pressanti) in cuore… E, così, ogni mese, la produzione della pillola si fa sempre più impegnativa ma anche sempre più affascinante. Oggi, gli ingredienti da cui partire per comporla sono due: contemplazione e rete. Cosa c’entrano l’una con l’altra, vi chiederete? Tra loro, c’è la stessa relazione che c’è tra il fuoco e il fumo: se vedo il fumo, vuol dire che, da qche parte, c’è del fuoco. Uguale per i nostri due ingredienti: se c’è una certa rete, è perché c’è contemplazione.
Andiamo per gradi, però… Il primo ingrediente, la contemplazione, ci riporta con forza al carisma di IO: mettere al lavoro la preghiera vuole dire scegliere di creare uno spazio di contemplazione nello spazio-tempo dell’azione (il lavoro) e, cioè, scegliere di riconoscere che Dio è talmente dentro alla nostra vita che è dentro anche lì dove facciamo la nostra parte per contribuire alla richiesta del Padre Nostro “dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Se Dio è il centro nella nostra vita, lo è anche nel nostro lavoro. Cosa che funziona, tra l’altro, da ottimo antidoto contro la sindrome da superuomo o da barra di titanio per reggere la pressione della tentazione di un potere sganciato dalla logica del servizio.
E nel caso in cui il lavoro non ci fosse?
La preghiera diventa quello spazio di contemplazione in cui fare famiglia con Dio, sentirsi figlio/a e chiedere conforto, forza e idee. Cosa che funziona, tra l’altro, come balsamo cicatrizzante e come barriera potente al senso di impotenza che può prendere il sopravvento.
Veniamo ora al secondo ingrediente: la rete. Quando la contemplazione diventa un appuntamento poco a poco irrinunciabile, senza accorgercene (nel senso umano del termine!), è come se entrassimo in rete con Dio, diventando antenna e trasmettitore al contempo, partecipando della Sua sapienza, della Sua raffinatezza di pensiero e del Suo cuore. E, così, come succede quando le reti funzionano bene, reggiamo meglio le sfide del tempo perché costruiamo azioni più solide e sostenibili in quanto in sintonia con Lui, agganciati alle Sue “onde” ed ad un orizzonte che supera il nostro limite.
E se l’esercizio di contemplazione consente all’uomo di affinare occhi, mente e cuore per cogliere la bellezza e gioire delle piccole cose che succedono e che lo circondano, allenando, così, il suo spirito ad assottigliarsi tanto da entrare in rete con Dio nel quotidiano, immaginiamo, cosa possa succedere all’economia se mettiamo la contemplazione al lavoro. Prove di trasfigurazione.
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