Qualche giorno fa, mi trovavo in una cittadina della provincia cuneese per una commissione e decisi che era giunto il momento di sorseggiare un buon caffé per riprendere un po’ fiato. Quanto più sono sotto pressione, tanto più ho imparato a interrompere la corsa e fermarmi: un salto in chiesa, se me ne trovo una sulla strada, una pausa su una panchina per osservare i dintorni e riflettere, un caffé in un bar… Quel giorno, fu il turno del caffé. Fu così che, entrata in un bel locale dal sapore antico, mi avvicinai al bancone per ordinare il mio caffé d’orzo quando, d’improvviso, entra l’imprevedibile. Il collo della camicia annodato a sciarpa e guarnito di pizzo, i calzoni aderenti sotto il ginocchio dove arrivano le calze di seta. Il soprabito a redingote che aderisce al busto e si allarga ai fianchi per scendere morbida e sciolta sul retro grazie ad uno spacco posteriore. Il tutto ornato di passamanerie e bottoni dorati, con i polsini in ricco pizzo che escono dalle maniche di una bellissima stoffa in velluto con decori in oro. Una parrucca con lunghi boccoli e uno splendido tricorno completano la mise settecentesca. Massimo, questo è il suo nome, tutti i pomeriggi, intorno alle 16, smette i suoi abiti da ex guardia forestale ed esce di casa vestito da nobile del Settecento. Perché mai? gli ho chiesto. La risposta è stata folgorante come il suo ingresso al caffé: perché il Settecento è l’epoca in cui la moda ha raggiunto il massimo dell’eleganza e della bellezza e serve portare bellezza in mezzo alla quotidianità spesso svilita dall’incuranza, appiattita dalla sofferenza, schiacciata dalla volgarità e dalla violenza di un tempo che corre veloce e che sottrae attenzione e cura alle persone. Così, ogni pomeriggio, Massimo ha una missione da compiere, lui, appassionato di Settecento che studia da 30 anni e che, ad ascoltarlo, è meglio di qualsiasi libro di storia che mi sia mai passato per le mani. Naturalmente, per la maggior parte delle persone di quel paese, Massimo è un folle. E, invece, Massimo può essere un’ottima metafora dell’azione di Dio nella Storia. Dio non è mai scontato nella Sua iniziativa, in tutta la Storia, dalla Creazione in avanti. Dio ha portato bellezza senza fine usando l’imprevedibile come via preferita per il Suo disegno d’Amore. È questa, credo, la più bella lezione che mi ha lasciato l’incontro con Massimo, in un freddo e grigio pomeriggio invernale. Quando tutto pare perduto, quando tutto ci sembra più grande di noi, arriva il massimo imprevisto, secondo la logica umana, che è, invece, quel massimo previsto dalla logica di Dio e la Storia cambia verso. Ed i cuori, anche i più ingabbiati dalla miseria umana, diventano cuori di carne. Massimo, nel suo piccolo, è come il lampo che illumina il buio, un unicum imprevisto che salta fuori dal nulla e stupisce e ti fa pensare. Ed è questa, in fondo, anche la nostra missione: IO e il piano A R D è quel massimo imprevisto, secondo la logica umana, che diventa via speciale con cui Dio può entrare nella storia di tanti cuori, ingabbiati dall’avidità e dallo spirito di onnipotenza, per cambiarli per sempre. Con l’aiuto della Madonna, in questo viaggio terreno, possiamo imparare a sorridere alla fatica, ad abbracciare la sofferenza, ad accogliere la sfida di questo tempo, senza paura e senza scoraggiamento di fronte alle difficoltà. Perché può essere tanto prezioso, questo modo di vivere la vita, può diventare luce per tanti. Sappiamo, infatti, che <
1 Commenti
Tiziana
Grazie Mariachiara,
23 January 2020per averci fatto apprezzare "l'imprevisto" comunemente considerato sinonimo di contrattempo o impedimento, ma guardando meglio ci può portare ad un bene migliore!