Quest’estate, a Sassari, quando nostra figlia era in coma e non si poteva conoscere il decorso, mi rifugiavo ore e ore in adorazione davanti al Tabernacolo e stavo lì, in silenzio. Dopo un primo momento in cui parevo un fiume in piena, la parola mi veniva rubata da un silenzio di pace che saziava ogni domanda, curava ogni ferita, sanava ogni dolore, pacificava ogni angoscia. Non avevo parole per chiedere nulla ma sapevo che ero ascoltata in tutto, anche in quello che non sapevo. In silenzio, davanti al Tabernacolo, trovavo tutte le risposte che nessuno era in grado di darmi, per quanto fosse speciale il suo affetto e la sua presenza. Lì, ho capito fino in fondo il dono straordinario che è la fede, quanto sia vitale coltivare una relazione profonda con Cristo, Uomo-Dio che sa cos’è il dolore, e impegnarsi nella quotidianità per ritagliarsi spazi di silenzio dedicati. In una contemporaneità fatta di distrazioni di ogni sorta, di chiasso e confusione a tutti i livelli, di seduzioni apparentemente innocue, impariamo a tornare a Cristo, a mettere al centro della nostra vita il silenzio-ponte che ci consente di trovarci con Lui e, lì, fare nostre la Sua forza, la Sua gioia, la speranza e la consolazione che vengono da Lui e la determinazione a stare nel mondo senza essere del mondo. Sono anni in cui ci sentiamo dire, quasi in modalità ipnotica, “andrà tutto bene”, rassicurazione che si vorrebbe spacciare come calmante risolutivo di fronte a quanto successo negli ultimi tempi. No, non è andato tutto bene e continua a non andare tutto bene! L’uomo non ha alcuna possibilità di farsi garante del bene assoluto perché non è lui la fonte del bene. L’unica fonte del bene è Dio e se non torniamo a metterlo al centro di tutto quanto è appartenente alla sfera umana non abbiamo alcuna possibilità di riuscire a raggiungerlo, questo bene. Al contrario. Assistendo alla programmatica esclusione di Dio da tutti gli ambiti della vita in nome di principi del tutto inconsistenti, quando non falsi, con cui si vorrebbe costruire una società più giusta, stiamo minando ogni presupposto affinché le cose possano essere in sintonia con il vero bene dell’uomo. Del resto, come fa una società umana a farsi promotrice e garante di giustizia quando plasmata dall’evoluzionismo darwiniano (peraltro scientificamente smentito ma pervicacemente riproposto ancora e ancora in tutti i livelli scolastici) secondo cui <<nella lotta per l’esistenza, sopravvive il più forte e muore il più debole?>>. Scriveva bene il venerabile Fulton Sheen <<da questa premessa è impossibile che derivi l’amore per gli altri>>. È pura illusione credere di farcela senza Dio e di salvarci da soli come sosteneva Pelagio. È come camminare, con leggerezza, per un bosco di castagni a inverno inoltrato: una meravigliosa distesa di foglie gialle chiaro-scure che ricoprono il terreno, livellandone la superficie. Cammini con la sicurezza di avere tutto sotto controllo quando, invece, d’improvviso, ti viene a mancare la terra sotto i piedi perché quella che pare una distesa tutta uguale nasconde dislivelli e fossi. E cadi rovinosamente.
Ecco, allora, fuor di metafora, tra un mondo che blatera di farcela da solo e poi non fa che mettersi nei pasticci, e un Dio che si fa piccolo per poi dimostrarsi immenso per Amore, io non ho dubbi: scelgo di non farcela da sola ma di farcela con Dio. Amen
3 Commenti
Tania
Mi dispiace per tua figlia. Spero sia guarita.
23 January 2023mariachiara
ciao Tania,
25 January 2023sta recuperando, grazie a Dio!
Mauro
Chiara, mi piacerebbe sentirla da molti pulpiti questa tua bella riflessione, che condivido in pieno e faccio mia.
24 January 2023Grazie grazie. Ciao