Qualche giorno fa, una cara amica, mamma che sta passando per una strettoia di prova grande con tanta fede, mi porta in ufficio un libello che non conoscevo o, meglio, ne avevo sentito parlare ma mai lo avevo letto. Mi sono ritagliata, così, un’ora di tempo che è stata, davvero, un’ora di cielo. Il libello si intitola L’uomo che piantava gli alberi di Jean Giono ed è una meravigliosa metafora di come si possa vivere la vita.
In tempi come questi, è una lezione da non perdere.
Il cuore del racconto è la determinazione con cui Elzéard, uomo di mezza età che ha perso il figlio prima e la moglie poi, rimasto solo, decide di ritirarsi in una landa desolata, abbandonata da tutti, con qualche pecora ed il suo cane pastore e seminare ghiande indefessamente. La zona in cui decide di vivere Elzéard è talmente desolata da essere un deserto privo del fascino del deserto, arido e infecondo come il vuoto esistenziale. Elzèard parla poco e, ogni giorno, dopo aver accudito le sue bestie in silenzio, si dedica a seminare le sue ghiande. Non sa di chi sia il terreno in cui pianta le sue querce; che sia di privati che non se ne occupano o del Comune, non importa, Elzèard vi semina ghiande. In tre anni, centomila di cui sono ventimila quelle che hanno attecchito. Ma Elzéard non molla e non si ferma. Continua la sua semina silenziosa, nascosta al mondo in quel tempo in guerra, la Prima. E continua a seminare senza sosta finché passa pure la Seconda, di guerra, che lui affronta così, nella più totale dedizione al suo impegno di vita: far tornare la vita lì dove, pure la natura, sembra avervi rinunciato. Perché ho scelto la storia di Elzéard per la nostra pillola in vista della Pasqua? Perché quell’uomo, pur frutto di invenzione dell’autore Giono, è uno stupendo esempio di come possiamo vivere questi tempi turbolenti: da innamorati. Innamorati della vita senza paura, innamorati del bello senza compromessi, innamorati del Bene senza concessioni, innamorati della Speranza senza cedimenti. Possiamo essere seme di Bene, anzi dobbiamo essere seme di Bene, anche se intorno a noi, tutto, o quasi, sembra assecondare l’assenza di bene. Il male non si vince con il male. Il male – che in sè non esiste perché esiste solo in quanto privazione di bene, ossia come accidente e non come sostanza reale, diversamente dovremmo considerare che sia parte dell’azione creatrice di Dio che, invece, è solo perfezione e bontà (S. Tommaso docet) – il male, dicevamo, si vince con il suo opposto, il bene, perché è Dio causa di tutto il bene che possiamo operare e, quindi, il bene trae la sua forza da Lui. E contro di Lui non c’è male che regga.
Stiamo per entrare nella Settimana Santa. La storia di Elzéard che ci ha consegnato Giono arriva a noi come uno dei suoi semi. Dopo vent’anni di quell’opera di semina silenziosa e senza tentennamenti, la landa desolata era diventata una foresta piena di vita, dove l’acqua era tornata a sgorgare e la natura a rivivere con tutta la sua rigogliosa maestosità. Tutti rimasero stupiti e lo considerarono un prodigio della natura. E, al contrario, era l’opera di un uomo che, invece di farsi schiacciare dal dolore e dalla sofferenza della vita, ha agito come fa Dio nella Storia: da innamorato senza limiti, nel silenzio, cerca uomini e donne per continuare a seminare e far crescere i suoi frutti di Bene. Noi possiamo essere come Elzèard, se vogliamo, ed è l’augurio che ci faccio: accanto a Dio, seminare senza sosta. Amen!
PS: se già non lo conoscete, regalatevi il libello e regalatelo ai vostri figli/nipoti o, se siete educatori/insegnanti, fatelo leggere!
3 Commenti
Mariella
Grazie di cuore.
21 March 2024Pf pregate per mio figlio Giacomo, gli è stato diagnosticato un linfoma della pelle in più punti del viso e delle braccia. Ha 41 anni e due bimbi piccoli. Grazie.
Mauro
Bello ! Sono stupito di tanta bellezza.
21 March 2024Grazie M.Chiara
Mariachiara
Vero, Mauro? Una carezza per il cuore e lo spirito.
22 March 2024