Come ogni anno, dopo la pausa estiva, si tratta di trovare la “pillola madre”, quella che ci accompagnerà sottotraccia tutto l’anno di preghiera insieme. Dopo un po’ di riflessione e di ascolto interiore, estote parati è l’esortazione che il cuore mi suggerisce. Versione latina del siate pronti che troviamo nel Vangelo di Matteo 24 <<(…) Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo>>, estote parati risuona di solennità e magnificenza perché è un invito, e non una minaccia, quella che ci viene rivolta. Essere pronti davanti a Dio significa, di fatto, aver provveduto a fare nostro l’insegnamento di Gesù, averlo compreso, maturato e trasformato in patrimonio personale talmente aderente al nostro io profondo da sentirsi Lui e non più io. È riuscire a percepire ciò che diceva San Paolo «non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» e, così, fruire della forza divina che ci abita soprattutto quando quella umana ci lascia senza sostegno. La tribolazione della croce, allora, non è più qualcosa da temere o, peggio, da rifiutare con rabbia. La croce, che la nostra umana esperienza può presentarci improvvisa e potenzialmente devastante, diventa esperienza feconda da abbracciare perché non è qualcosa che spaventa e di fronte alla quale sentirsi spiazzati. Per quanto dura essa sia, sentiamo in noi la forza di Cristo che subentra riempiendo lo spazio del pensiero, rendendolo docilmente stabile, e del cuore, rendendolo soavemente forte. E la durezza della prova viene lenita, come inglobata in un salvagente che tiene a galla leggeri in mezzo alla tempesta e che ci consente di trovare anche una bellezza spirituale potente in ciò che ci succede. La preghiera personale e corale, attraverso il potentissimo Corpo Mistico che è la Chiesa, diventano ancore che tengono ben fermi tra i marosi perché la Grazia vive per te ed in te ciò che sta accadendo. La prova ci attraversa con la sua forza potenzialmente dilaniante ma, anziché distruggerci, ci trova pronti ad accoglierla ed a trasformarla in occasione di crescita umana e spirituale; lo Spirito, lasciato libero di agire dagli impedimenti della carne, silenziosamente, opera in noi nel profondo e ci aiuta, nel dolore che accompagna il momento, a trovare il miele della presenza di Cristo accanto a noi. Vivere così il siate pronti, di fatto, diventa una straordinaria protezione dalla nostra fragilità umana che, se lasciata prendere il sopravvento, ci porta a rifiutare la croce, quand’essa si presenta, e a ripiegarci sul nostro piccolo io dalle risorse limitate, confinandoci in un luogo buio, senza uscite, pieno di dolore inconsolabile e che, invece di aiutare, consuma. Al contrario, l’invito fatto carne nella nostra carne ci mette nella condizione di accogliere, oserei dire anche con gioia, quanto di tremendo ci può toccare umanamente. Ciò potrebbe sembrare folle, ma non lo è. Ogni volta che accogliamo l’invito a essere pronti, accogliamo Cristo in toto e l’esperienza diventa così intima e profonda da stravolgere ogni umana percezione delle cose. Anche volendo provare disperazione, per compiacere quella natura umana che ci appartiene e a cui piace rifugiarsi, in casi di dolore, nel vittimismo, non possiamo, non ci riusciamo proprio perché la disperazione non ci appartiene più, non trova spazio nel nostro cuore e nel nostro spirito che sono tutt’uno in Cristo.
Eccola lì, la protezione! Ed eccolo lì il grande e potente dono dall’aver accolto l’invito: essere meno fatti di noi, essere più fatti di Cristo.
Estote parati, carissimi Oranti. Ne vale la pena. Amen
PS: sono ricominciati i lunedì di IO con la recita del S. Rosario online alle 21:00. Per ricevere il link ed unirvi, scrivete a info@impresaorante.org
1 Commenti
Mauro
Amen, grazie MariaChiara
7 September 2022