In tempi così difficili, serve affinare lo sguardo dello spirito e cercare, come assetati nel deserto, il bello che c’è intorno a noi per catturarlo e custodirlo nella memoria e nel cuore così da trasformarlo in scorta preziosa e ritrovarlo come nutrimento al momento giusto. Nei giorni scorsi, è mancata una persona cui la mia famiglia ed io eravamo (siamo) molto affezionati. Un uomo dal carattere forte, dalla fede limpida e incrollabile, dal senso della giustizia e della verità cristalline, dalla cultura sterminata ma ancor più grande perché fecondata da un cuore generoso. Quest’uomo amava aiutare i ragazzi quando incontravano difficoltà a scuola. Ed era tanto più determinato quanto più erano ragazzi svantaggiati per via di situazioni famigliari difficili. Riempiva le giornate, le settimane ed i mesi dando ripetizioni e ritirando libri usati in tutto il circondario così da darli a chi ne era impossibilitato all’acquisto; condiva le sue lezioni, sempre ricche di sapere, con consigli e stimoli edificanti, sempre in qualche modo agganciati alla fede. E meno i ragazzi avevano fondamenti di fede e più si sforzava di passare loro argomenti utili a farsi domande perché si mettessero in ricerca. Era un pensionato. Quando si trattava di saldare il conto, alla domanda: <<quanto ti devo?>> rispondeva: <<due caramelle>>. Conoscevo S. da tempo ma non sapevo delle due caramelle. Quando me lo hanno raccontato, in quelle due caramelle, ho visto il Cielo, ho percepito per un nanosecondo, cosa significhi la grandezza della generosità di Dio in chi cerca di imitarla; ho afferrato, in uno sprazzo di lucidità di spirito, l’invito alla gratuità dell’amore cui siamo chiamati. S. ha fatto una scelta precisa quando poteva farne un’altra. S. è stato testimone di fedeltà a quel passo di Vangelo in cui Gesù disse: <<Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; [20] accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. [21]Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore.>> (Mt 6, 19-21). Non sono il denaro o il profitto, il problema. Il problema arriva quando il nostro cuore è sedotto dal potere del denaro così da spingere sulle circostanze in cui siamo immersi, lavorativamente parlando o nella quotidianità della vita, e agire per massimizzare il profitto, passando sopra a princìpi e indicazioni che, per un cristiano vero, sono irrinunciabili, pena la compromissione col mondo e la progressiva corruzione della nostra anima. Mi torna in mente l’incredibile dichiarazione rilasciata al procuratore che lo interrogava di uno dei due fautori del Master Plan, il piano della truffa finanziaria più grave mai perpetrata ai Tesori dei vari Stati europei. Ve la riporto qui, anche se vi invito a rileggere la pillola per intero http://impresaorante.org/master-plan/: << l’avidità mi ha divorato la mente. Non ho altre spiegazioni>>. L’avidità è lo spirito che sta spadroneggiando in questo tempo in cui, purtroppo, giganti della finanza speculativa condizionano fortemente le agende nazionali e sovranazionali.
Chiediamo a Gesù di farci forti in ciò che Mons. Fulton Sheen, in “Vi presento l’Amore”, scriveva: <<Ecco la giusta definizione di un buon Cattolico: “Colui che prende sul serio la salvezza della propria anima”>> e di aiutarci ad essere fedeli a Lui, prima e sopra tutto. È la ricchezza più grande. Amen

Mariachiara