In questi ultimi giorni, ho scoperto che ho un comandamento preferito e che, in fondo in fondo, ha tanto a che fare con IO… Strano come, all’improvviso, la Parola, che ascoltiamo da sempre, ci arrivi con una potenza diversa da sempre e ci rimbombi dentro, con delicata insistenza, e ci parli in modo del tutto nuovo. Il comandamento che mi risuona dentro in questi giorni è il più dolce comandamento che possa dare un Padre ad un figlio, anche quando il figlio è un po’ discolo… E sapete qual è?
Ascolta, Israele… è Ascolta, Israele quel comandamento che, inaspettatamente, mi ha conquistato e che non mi molla da domenica… Sarà pure che siamo immersi in un mondo che fa rumore e che premia chi urla di più, sarà pure che siamo portati a fare fare fare sennò ci sembra di perdere tempo, sarà pure che siamo portati a parlare parlare parlare sennò ci sembra di non contare, fatto sta che… Ascolta, Israele. Per ascoltare non possiamo essere di fretta e neppure indaffarati; per ascoltare non possiamo riempirci la bocca di parole e nemmeno essere distratti; per ascoltare dobbiamo fermarci con il corpo, con la testa e con il cuore, con tutti e tre e non con uno o due e l’altro pazienza… eh no, con tutti e tre allineati sennò sei tu per primo a generare un rumore dentro che ti impedisce di essere Israele che ascolta. Ascolta, Israele più che un comandamento è una lezione d’amore grandiosa che ci aiuta a fermarci, prima di farci del male, e a disarmarci del nostro “io”, prima che diventi despota incontrollabile. Ascolta, Israele è la via da praticare ogni giorno di più quando l’assurdo ci circonda perché da soli l’assurdo non siamo in grado di reggerlo mentre Ascolta, Israele l’assurdo, ce lo rende abitabile… Allora, ecco che IO, con il suo appuntamento settimanale, è quell’Ascolta, Israele dolcissimo e, al contempo, imponentissimo che entra nella storia della nostra giornata, sul lavoro o in famiglia, e diventa momento in cui ci mettiamo da parte, noi e le nostre piccole grandi fatiche, per metterci vicino a Dio che ci chiede ascolto perché Lui ascolta. E lì, in quel momento, sperimentiamo che possiamo essere circondati o assediati dall’assurdo ma l’assurdo non ci fa paura perché non siamo soli. Mai.
E, allora, ti prego, Padre, continua continua e continua ancora a chiamarci e a dirci: Ascolta, Israele. Amen
2 Commenti
Mary BB
Bellissima la tua riflessione, grazie Mariachiara.
7 November 2018E' vero, sono i giorni in cui siamo portati a riflettere un po' di più perchè ricordiamo i nostri defunti e preghiamo in silenzio, abbassando i toni. Dovremmo farlo ogni giorno, ritagliarci un piccolo momento di preghiera prima di affrontare la giornata perchè aiuta molto. Buona preghiera a tutti!
Mauro
Shemà Israel
Parla Signore che il tuo servo ti ascolta (Samuele)
in questa moderna società del parlarsi addosso e del tentare di ascoltarci nel caos quotidiano, ci sfugge qualcosa, qualcosa che sà di pause di silenzio, di attimi di concentrazione, di sguardi comunicativi, di presenza solenne.
Lì si incontra il Dio che ci chiama continuamente, ininterrottamente, senza stancarsi mai
Grazie M.Chiara
7 November 2018