L’altro giorno ho ricevuto la visita di una collega francese che non vedevo da un paio d’anni. Mentre parlavamo di vari aggiornamenti su vari versanti, mi ha detto una cosa che mi ha colpito molto. Nella sua parrocchia, in una zona della Parigi benestante, si ritrovano, lei ed altri volontari, a fare pranzo con i bambini/ragazzi delle elementari e delle medie una volta alla settimana. A sentire Françoise, il sentimento più diffuso che emerge dai ragazzi, durante gli incontri, è la paura del futuro, un diffuso senso di solitudine e la mancanza di speranza che le cose possano migliorare…
Ecco, se i nostri piccoli arrivano a manifestare queste sensazioni invece di sbizzarrirsi in iperboli sul futuro, vuol dire che noi grandi abbiamo un bel compito: rimboccarci le maniche e diventare ‘apostoli della speranza‘. A cominciare dal linguaggio che utilizziamo per descrivere la realtà: per quanto dura e faticosa, alleniamoci in uno slalom prezioso nel scegliere bene le parole, evitando con cura quelle espressioni e quei termini che caricano di scuro il mondo. Il linguaggio è un potente mezzo per trasformare la realtà e deve esserlo, nel nostro caso, per incoraggiare ad affrontarla in positivo. Poi, in seconda battuta, ‘apostoli della speranza’ dando prova di generosità, sforzandoci di andare oltre il ‘come posso’. Se la crisi che ci attanaglia da anni non fa scattare in ciascuno di noi una reazione di speciale attenzione, verso le persone che fanno l’economia che viviamo e le persone che ne patiscono le conseguenze, per generare precisi cambiamenti di rotta, è una crisi che perde qualsiasi significato o, peggio, è una crisi che schiaccia soltanto. E, invece, la crisi deve essere occasione di alzarci più in alto di noi stessi e dei nostri limiti immediati. La crisi può essere occasione feconda, deve essere occasione feconda per migliorare pensiero e processi ma ha bisogno che ci mettiamo in gioco oltre il normale e il ‘come posso’. Serve che ci facciamo toccare dentro da quello che vediamo intorno a noi e da quello che veniamo a sapere. Serve che ci facciamo carico anche del carico che non è nostro, prima di tutto mettendo a frutto la risorsa della Comunione dei Santi che ci fa unico corpo e che, quindi, ci rende più grandi di quello che siamo singolarmente e, pertanto, più forti e, dunque, capaci di condividere il peso del bisogno diffuso. In questo anno speciale, facciamo un passo in più di quello che faremmo per aiutare chi è nell’affanno economico e lavorativo, facciamo più di quello che ‘numericamente’ bisognerebbe fare. E questo vale, anche se siamo noi stessi nel bisogno. E’ un algoritmo misterioso, quello della generosità: Gesù è stato un ottimo matematico perché non si è mai fatto ingabbiare dai numeri. E, a ben vedere, una sfida bell’e buona, l’ha lanciata anche a noi:«Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe» (Lc 17,6). Cosa vuol dire? Siamo chiamati a fare miracoli, in poche parole, perché siamo capaci di raggiungere una fede autentica. D’altra parte, Gesù ci ha sempre proposto qualcosa di accessibile, difficile ma accessibile, per cui vuol dire che questa fede che compie miracoli è a portata anche nostra. Si tratta di lavorare sodo per raggiungerla, vero, ma la meta è raggiungibile ed il percorso per arrivarci pure. Niente scuse.
Allora, obiettivo 2017 è avere la fede del granello di senape, prima di tutto per diffondere speranza nei piccoli e nei grandi e, secondariamente, per agire oltre il dovuto per trasformare il volto dell’economia attraverso la trasformazione nostra, in prima battuta, e, poi, delle persone che la fanno, grazie all’azione della preghiera di IO. C’è chi ci dà degli illusi?
Ricordiamoci sempre che ‘ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini’ (Cor 1, 18-25).
Maria, alleata nostra e ‘agente convertitore, sarà al nostro fianco!
Buon anno!
2 Commenti
Lorella
Buon anno anche a te Maria Chiara, e a tutti gli oranti! Grazie per il tuo post; é sempre bello leggerti. Mi fa riflettere il fatto che debolezza e stoltezza prendano significati diversi agli occhi di Dio e quanto é vero tutto questo! Dobbiamo cambiare punto di vista.
Anch'io proprio stamattina pensavo che dobbiamo fare di più. Non é più ammessibile stare solo a guardare o giustificarsi davanti ad un ' se potessi'.
Dobbiamo credere che sia possibile e che diventerà possibile nella misura in cui saremo disposti a metterci a servizio del grande progetto di Maria.
Per questo dobbiamo chiedere, implorare, supplicare Dio e la Sua Santissima Madre di donarci sapienza e intuizione, linguaggi nuovi e nuove modalità per affrontare situazioni, decisioni, persone, per dare risposte nuove, sapienti e forti, per riuscire ad aiutare davvero chi sta urlando e nessuno lo ascolta, chi vorrebbe cambiare qualcosa e non sa come fare, chi pensa che 'tanto é tutto inutile' e chi si dispera.
Chiediamo a Maria e a Gesù di poter fare di più.
Il Signore ascolta sempre la voce di chi lo supplica.
Buon 2017 e avanti tutta!!!
8 January 2017SABRINA
cara Maria Chiara
9 January 2017che belle parole che ottimo spunto per aiutare tutti noi che siamo nella prova a essere forti perche' mai lasciati soli!!!!!
Sono fiduciosa che questo 2017 possa portare nuova luce al nostro lavoro
Io mi sto impegnando per cambiare per fare di piu' e chiedo costantemente l'aiuto di Gesu' e della Sua Mamma Maria, so che con Loro la mia strada sara' si in salita ma la salita sara' piu' dolce
Un abbraccio a tutti noi di IO che questo 2017 possa solo portarci cose belle
Sabrina