In questo ultimo mese, sono rimasta “a piedi” per un lungo periodo di tempo. L’auto che normalmente uso era in riparazione e, con un’unica macchina a disposizione su cinque patentati in famiglia, vi lascio immaginare il calendario prenotazione… Ho pensato bene di gettare la spugna sul principio e, a parte qualche triplo salto carpiato per concordare tragitti condivisi con la family, per gli spostamenti in città, ho optato per il taxi. Era tempo che non lo prendevo ed è stato una bellissima esperienza di vita… spirituale. Ci sono due tipi di taxisti: il taxista che guida ed il taxista che ascolta e poi guida. Il primo caso è colui che, una volta recepita la destinazione, parte e percorre il tragitto suggerito dal navigatore impostato o dall’esperienza di anni di mestiere in una città che si conosce a occhi chiusi, ormai. È il taxista che sa il fatto suo, che parte deciso per la rotta tracciata senza farsi troppe domande e che, però, di fronte ad intoppi di vario genere che rallentano la corsa, entra un po’ in crisi perché si sente immancabilmente responsabile di un qualcosa che non ha ben calcolato o condiviso. Il secondo è colui che, recepita la destinazione, ti chiede se hai un percorso preferito, o già sperimentato, così da assecondarlo il più possibile e vivere la corsa come una sorta di avventura condivisa, intoppi inclusi. Cosa c’è di spirituale in tutto ciò, vi chiederete? Ecco, riflettendo sulla duplice modalità dell’essere taxista, mi sono chiesta quale dei due io sia nella vita. Immaginando di “caricarmi” Gesù appresso e di dover andare con Lui verso la meta che conosciamo entrambi, la Via per eccellenza, mi sono chiesta: quale dei due taxisti sono? Quanto mi metto in ascolto prima di cominciare il viaggio di una nuova giornata donata e quanto la vivo con navigatore in automatico? Perché, se e quando ascolto, mi è chiarissimo che il percorso della giornata acquista un senso diverso e la destinazione diventa l’occasione per crescere nella Sua Volontà e non in quella mia, piccola e meschina. E che gli intoppi, piccoli o grandi che siano, diventano significato benedetto e non imprevisto insensato. Esiste sempre la possibilità di scegliere di decidere io per me o di far decidere Dio in me. Dio decide in me se prima io decido di lasciargli il primato sulla mia vita. Io guido ma mi metto in ascolto e seguo il Suo tragitto, non il mio. Come scriveva il grande monaco Paisios del Monte Athos: <<Non dobbiamo fidarci del nostro io: l’autosicurezza è un grande ostacolo alla grazia divina. Fiducia assoluta dobbiamo averla solo in Dio: quando deponiamo tutto in Lui, Dio è costretto ad aiutarci.>>
E, allora, aiutaci, o Dio, ad essere come quel taxista che si mette in ascolto per arrivare insieme con Te, sicuri, alla meta. Amen
NB: per tutti coloro che capitano qui “per caso”, scriveteci a info@impresaorante.org per essere inseriti in mailing list e ricevere informazioni sui momenti di preghiera insieme e la prossima Contemplatio di Impresa Orante a San Damiano di Piacenza!
1 Commenti
M.Caterina
Ciao, mi trovo in una situazione lavorativa talmente complicata e critica ce non so davvero cosa fare, la preghiera sembra non risolvere nulla, non vedo spiragli o vie d'uscita, non so nemmeno come fare per affidarmi a Dio, nessuna decisione sembra essere giusta
22 June 2022Dio ti benedica