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Cordone ombelicale e salto in Alto

15 August 2021 - Senza categoria -

Mi trovo in vacanza con la famiglia in un piccolo paesino del Veneto. Per la messa della domenica, usualmente, andiamo in una piccola chiesetta di una piccola frazione di questo piccolo paesello che ci ospita ogni estate. Tutto molto piccolo, quindi. Ma questa mattina tutto è diventato, d’improvviso, IMMENSO. La finestra verso l’Immenso è stata la Santa Messa per l’Assunta e le parole del sacerdote (piccolo anche lui, a dire il vero!) che sono state, davvero, la chiave per spalancare questa finestra speciale. Nella breve omelia, ha espresso un concetto potente: se siamo davvero figli di Dio, se vogliamo essere davvero cristiani, dobbiamo tagliare il cordone ombelicale con i nostri genitori (passatemi il neologismo, “la nostra “terrenità”) e riconoscere come unico Padre, Dio. Che, detto così, parrebbe essere una cosa scontata o che abbiamo sentito tante volte. In realtà, l’immensità di questa Verità sta nel fatto che o siamo capaci di fare il salto sganciandoci dalla dimensione più debolmente umana della nostra natura o ne rimaniamo vittime. In questi tempi, è urgente entrare in questa visione delle cose, è urgente allenarsi come un buon atleta che si sta preparando per una sfida importante. Siamo chiamati con forza e santa determinazione a tagliare il cordone ombelicale della nostra umanità debole, paurosa, ricattabile per saltare in Alto ed avvicinarci alla Sorgente della Vita che è il nostro Dio. Per saltare in Alto, e vincere la malsana fragilità della nostra umanità, conosciamo la via: intensificare la preghiera, il digiuno e la presenza davanti al Santissimo. Maria è stata capace di saltare in Alto da subito e ci ha anche lasciato un manuale di istruzioni mica da poco: stabat Mater. Maria è stata capace di stare davanti al peggiore dei dolori che possa provare una madre, agganciata com’era a doppia mandata al Padre, sorgente della Vita. Il dolore non l’ha schiantata, la paura non l’ha piegata, le minacce e la violenza degli uomini di potere, che si sono sfogate sulla pelle del Suo Figlio, non hanno incrinato la Sua fede nel Dio della Vita. Abbiamo molto da meditare su questo stare soprattutto in tempi in cui la paura rischia di diventare la cifra con cui scegliamo di vivere e di gestire le cose umane.
Da cristiani, siamo chiamati a vivere nella fiducia in Dio e a rispondere a Lui, prima di chiunque. Solo così riusciamo a non essere vittime di un’umanità impaurita, che si chiude, sterilizzata nel cuore e nella mente. La storia della Chiesa ci ha lasciato la testimonianza di grandi uomini e donne che, di fronte a gravissime piaghe come il colera o la lebbra, hanno risposto “saltando in Alto”, aprendo case, curando i malati e invitando a prendersi cura dei moribondi, senza paura. Irresponsabili? No, fedeli. Attenzione e prudenza nel gestire la sfida ma, in primis, tanta preghiera ed adorazione per non essere vittime della paura e svolgere appieno la propria missione nella fiducia che anima i figli di Dio. Credo che aiuti tanto, di questi tempi, rileggere queste testimonianze per cercare di replicarle nel nostro tempo travagliato. Saltare in Alto significa anche questo: vivere il presente sapendo che non siamo fatti per esaurirci nel presente, la nostra vita non si esaurisce nel qui e ora, siamo fatti per l’eternità e la vita ce la dobbiamo giocare in ottica di eternità. Se entriamo nella dimensione dell’eternità, il qui e ora non ci fa paura e non cadiamo vittime di ricatti. Se entriamo nella dimensione dell’eternità, ci riscattiamo dalla paura e viviamo appieno il nostro presente, alla luce della virtù cardinale della Prudenza che, in quanto “virtù cocchiere”, ci guida nel scegliere il bene da compiere e il male da evitare, come recita il Catechismo della Chiesa Cattolica*. La paura, invece, è pessima consigliera, agisce sul livello più irrazionale dell’essere umano, conducendolo a scegliere la via facile che non sempre, però, è quella preferibile.
Dostoevskij scriveva: <<L’uomo non può vivere senza inginocchiarsi davanti a qualcosa. Se l’uomo rifiuta Dio, si inginocchia davanti ad un idolo>>
Nel giorno della festa dell’Assunta, chiediamo a Maria Santissima, con il potente ausilio di San Giuseppe, di renderci capaci di discernimento per scegliere la via della Verità e non la paura; di inginocchiarci davanti a Dio e non all’uomo “della superbia contro Dio, del potere corrotto e della ingiusta ricchezza”. Amen

NB: il nostro rosario online del lunedì sera mi manca moltissimo!!!

*Catechismo della Chiesa Cattolica | Art 7 | 1806. La prudenza è la virtù che dispone la ragione pratica a discernere in ogni circostanza il nostro vero bene e a scegliere i mezzi adeguati per compierlo. L’uomo « accorto controlla i suoi passi » (Prv 14,15). « Siate moderati e sobri per dedicarvi alla preghiera » (1 Pt 4,7). La prudenza è la « retta norma dell’azione », scrive san Tommaso82 sulla scia di Aristotele. Essa non si confonde con la timidezza o la paura, né con la doppiezza o la dissimulazione. È detta « auriga virtutum – cocchiere delle virtù »: essa dirige le altre virtù indicando loro regola e misura. È la prudenza che guida immediatamente il giudizio di coscienza. L’uomo prudente decide e ordina la propria condotta seguendo questo giudizio. Grazie alla virtù della prudenza applichiamo i principi morali ai casi particolari senza sbagliare e superiamo i dubbi sul bene da compiere e sul male da evitare.

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