Confrontiamoci

Racconta la tua esperienza! Condividi la tua scommessa di Impresa Orante

potenza dei piccoli

6 September 2017 - Senza categoria -

In un’epoca di colossi e di giganti che dominano la scena economica e finanziaria, è fondamentale riscoprire la potenza del “piccolo”, crederci fino in fondo e lavorare in questo senso per difendere e promuovere tutto ciò che è piccolo, in natura come in economia. E’ curando le piccole cose che si fanno cose grandi. E’ il procedere per piccoli passi che ci porta a raggiungere mete lontane. Uno degli inganni più sottili di oggi, in parte indotto dal potente marketing dei grandi, è quello di far credere che se non si è grandi, non si conta nulla e nulla si può fare/cambiare della realtà che ci circonda. E, così, succede che l’energia dei piccoli, che potrebbero contribuire a creare modelli alternativi di pensiero e di azione, viene mortificata nel suo essere e nel suo poter essere e, davvero, non riesce a fare la differenza. Certo, vale sempre la regola del distinguo: ci sono grandi che operano bene e per il bene ma, ahimé, è molto più comune incappare in grandi che sfruttano la posizione di dominio senza guardarsi intorno. E questo perché la natura dell’uomo fa sì che, se posso dominare e non sono agganciato e ancorato fortemente ad una dimensione che va oltre il mio ego (personale o aziendale, è la stessa cosa) e che rimette, dunque, al posto giusto l’ordine delle cose, lo faccio a mio totale vantaggio, giocando la partita della massimizzazione dei profitti senza pormi troppe questioni. Costi quel che costi, il mio ego deve essere appagato e nulla conta più di questo. Se, poi, aggiungiamo anche l’inganno delle velocità (se il tuo business non cresce velocemente, non sei bravo), il gioco (d’azzardo) è compiuto. Un modello di pensiero, e di conseguente azione, che ci spinge in questa direzione senza considerare o esplorare alternative, è un modello violento in se stesso. Perché la velocità sottrae il tempo prezioso della riflessione (che può diventare anche contemplazione, ora et labora) a vantaggio di una logica del fare che più che logica diventa frenesia del fare. Ecco, un’economia così, una vita così, non è quella che ci è stata consegnata. In Italia, soprattutto. Abbiamo il dovere morale e storico di preservare e valorizzare la tradizione culturale, economica e spirituale che abbiamo ricevuto andando ad arricchirla dove utile, certamente, ma senza snaturarla e violentarla nella sua profonda essenza. Va riscoperto il valore del “piccolo” e del “poco per volta” e va insegnato anche ai nostri figli. Ma dobbiamo crederci prima di tutto noi adulti, nella nostra quotidianità e nelle scelte che facciamo. Se sono un insegnante/educatore e sono chiamato a formare/educare i ragazzi verso il mondo del lavoro, cercherò di privilegiare l’incontro con artigiani d’eccellenza sconosciuti, ad esempio, e non solo grandi brand del mercato sotto gli occhi di tutti. Perché? Per tutto quanto detto qui sopra e per una ragione strettamente pedagogica: il ragazzo ha bisogno di guardare a modelli accessibili e raggiungibili dalla sua condizione di “piccolo” e interiorizzare che, da piccoli passi e esperienze di piccole realtà, si possono raggiungere grandi mete. Ci pensa già il mondo che ci circonda a bombardarli di grandiosità roboanti. Diventa decisamente più facile alimentare l’autostima del “ce la posso fare anche io” se incontro il titolare del piccolo laboratorio specializzato che parla di numeri che capisco e riesco a immaginare, di fatica quotidiana che riesco a comprendere perché è quella anche di papà e mamma, di storie che riguardano il mio territorio, il mio Paese e di persone che, magari, conosco pure, piuttosto che il mega dirigente della multinazionale stratosferica dai numeri che non so manco come si scrivono, di successi che manco i fuochi d’artificio di Dubai e di storie fantastiche che sembrano uscite dalla penna della Rowling. Ecco, se vogliamo aiutare i nostri ragazzi, facciamo per primi una scelta di campo e cominciamo a rendere attraente il piccolo che fa cose grandi poco per volta.
E, non abbattiamoci se ci è faticoso invertire la rotta: la manie di grandezza sono nel cuore dell’uomo da sempre, altrimenti Gesù non avrebbe tirato fuori questa perla in risposta alle umanissime domande da Guinness dei primati dei suoi: “Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?”. 2 Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: 3 “In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli”. E, poi, leggete anche la preghiera che compose Antoine de Saint-Exupéry in un momento di difficoltà…
E buoni piccoli passi a tutti noi per fare cose grandi!

0 Commenti

Leave a Reply