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questione di potere

13 September 2018 - Senza categoria -

La mia prof di filosofia, al liceo, si chiamava Maria Luisa. Era una persona minuta, dal modo risoluto ma pacato, arrivava sempre silenziosamente e silenziosamente se ne usciva, aveva uno sguardo interrogativo dando, così, l’impressione di essere in un costante flusso di pensiero riflessivo. La mia prof non era credente ma ha sempre mantenuto un profilo molto equilibrato sulle questioni di fede. O, almeno, non ho mai percepito astio o derisione verso chi, al contrario, credeva. Maria Luisa, quando parlava di Gesù, ne parlava tra l’ammirato ed il perplesso sostenendo che Gesù era, di fatto, un trasgressivo, uno che aveva ribaltato, senza troppi salamelecchi, i paradigmi del tempo. Questa cosa mi torna spesso in mente quando mi trovo di fronte ad un crocifisso: lì, inchiodato, c’è l’antitesi umana della potenza che, guarda un po’, è però il figlio di Dio. Se non è trasgressivo questo, non so cosa lo sia. Eppure, in questa trasgressione della potenza, umanamente intesa, c’è una potenza “oltre” e un brillante esempio di sovvertimento della logica umana con la quale, spesso, l’uomo (si) fa tanto male. Gesù è morto inchiodato, sì, ma potentemente libero perché svincolato dalle piccolezze cui ti riduce l’interpretazione umana del potere e soggiogato, se proprio vogliamo dire, solo ad una legge, quella dell’Amore senza limiti. Che vuol dire questa cosa oggi? Vuol dire che se, come cristiani, non viviamo il potere, laddove umanamente riusciamo a raggiungerlo, entrando nella logica divina trasgressiva del “potere che si fa servizio”, siamo dei cristiani pericolosi perché usiamo in modo scorretto il nostro dna andando a creare più turbolenze di chi, questo dna, dice di non averlo. E cosa vuol dire “potere che si fa servizio”? Vuol dire che se la mia posizione di potere, per logica umana, mi chiama a mortificare, quando non danneggiare, il mio prossimo (diretto e indiretto), quel potere diventa giogo, per me e per gli altri, e non volàno di bene. E, allora, quel potere non merita il mio impegno, non merita il mio tempo e la mia vita perché, come figlio di Dio, valgo di più di qualsiasi contropartita in denaro che mi tolga la trasgressione divina di poter servire. La rivoluzione che siamo chiamati a fare, oggi, è questa: guardare la croce e sforzarci di essere trasgressivi come Gesù, usando le nostre posizioni di potere NON per guadagnare pur di guadagnare o difendere privilegi e rendite ma per servire il Bene e i nostri fratelli, figli di Dio come noi. Costi quel che costi. Un potere vissuto così rende divinamente liberi.
Ci stiamo lavorando come Dio comanda, su questo? Amen.

1 Commenti
  • TaniaReply

    Sono sempre contenta quando arrivano nuovi articoli di Impresa Orante. Sono felice di aver trovato questo blog! Buon pomeriggio! :)

    14 September 2018

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